Libri premiati 2010



Sezione riservata ad autori italiani
Lucio Villari
Bella e perduta. L'Italia del Risorgimento, 
Ed. Laterza
In breve
Un’Italia dolente, notturna, divisa, risvegliata alla libertà. Le armi, le parole di un popolo che scopre se stesso dopo secoli di servitù. Giovani che hanno combattuto per l’unità e l’indipendenza della nazione. Questo è stato il Risorgimento. E questo resta l’orizzonte storico insormontabile della nostra identità nazionale e del nostro Stato democratico. Dal 1796 al 1870 vi è stato un tempo della nostra storia nel quale molti italiani non hanno avuto paura della libertà, l’hanno cercata e hanno dato la vita per realizzare il sogno della nazione divenuta patria. È stato il tempo del Risorgimento quando la libertà significava verità. Anzitutto sentirsi partecipi di una Italia comune, non dell’Italia dei sette Stati, ostili tra loro e strettamente sorvegliati da potenze straniere. La conquista della libertà ‘italiana’ è stata la rivendicazione dell’unità culturale, storica, ideale di un popolo per secoli interdetto e separato, l’affermazione della sua indipendenza politica, la fine delle molte subalternità alla Chiesa del potere temporale, l’ingresso nell’Europa moderna delle Costituzioni, dei diritti dell’uomo e del cittadino, del senso della giustizia e del valore dell’eguaglianza ereditati dalla rivoluzione francese.

Lucio Villari

Nato nel 1933 a Bagnara Calabra, nell'odierna città metropolitana di Reggio Calabria, è stato docente di storia contemporanea presso l'Università degli Studi Roma Tre. Ha scritto numerosi saggi sulla storia dal Settecento al Novecento, in particolare sulle idee e sulla vita sociale del mondo occidentale di quel periodo. Collabora, inoltre, con alcuni quotidiani, soprattutto con La Repubblica.
Nel 1980 ha partecipato al film La terrazza, di Ettore Scola, nel quale interpretava il ruolo del "padrone di casa"
Nel 1986 ha curato la riduzione, l'adattamento teatrale e la regia di un classico della letteratura francese dell'Illuminismo: le Lettere persiane di Montesquieu, interpretato da Pino Micol (nel ruolo del protagonista), Mario Toccacelli, Elisabetta Carta, Caterina Vertova, Ezio Marano, con musiche di scena tratte da Les Indes Galantes di Jean-Philippe Rameau, (eseguite al clavicembalo da Sophie le Castel), prodotto dal Teatro Stabile di Roma e andato in scena nel mese di febbraio, al Ridotto di Venezia, in occasione del Carnevale
Nelle elezioni europee del 1999 è stato candidato come parlamentare europeo della circoscrizione "Italia centrale" nella lista I Democratici promossa da Romano Prodi.
Nel 2001 ha vinto il Premio Estense per il suo Niccolò Machiavelli. Nel 2011 ha vinto il Premio Benedetto Croce per il volume Bella e Perduta. L'Italia del Risorgimento.
È iscritto all'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI).
Opere
Il pensiero economico di Antonio Genovesi, Firenze, Le Monnier, 1958.
Per una biografia di Luigi Einaudi, Roma, Elsinore, 1963.
Liberismo e protezionismo. Lezioni di storia economica, Roma, E. De Santis, 1966.
Storia universale illustrata, XIII, Capitalismo e imperialismo nel mondo occidentale, Milano, Fabbri, 1971.
Il capitalismo italiano del Novecento, Roma-Bari, Laterza, 1972; 1992.
Ciclo di conferenze su teoria e storia dell'economia, III, La guerra imperialistica e la crisi economica post-bellica, Bologna, s.n., 1974.
La società nella storia. Corso di storia per la scuola media inferiore, con Rosario Villari, 3 voll., Firenze, Sansoni, 1977; 1979; 1980.
Weimar. Lotte sociali e sistema democratico nella Germania degli anni Venti, a cura di, Bologna, Il Mulino, 1978.
L'economia della crisi. Il capitalismo dalla "grande depressione" al "crollo" del '29, Torino, Einaudi, 1980.
Confini e deserti. Storie del nostro tempo, Brescia, Shakespeare & Company, 1984.
Settecento adieu. Cultura e politica nell'Europa dei lumi, Milano, Bompiani, 1985.
Viaggi indifferenti, Milano, Bompiani, 1987.
Settecento adieu. Dall'illuminismo alla Rivoluzione, Milano, Bompiani, 1989.
La rivoluzione francese, supplemento de La Repubblica, 8 fascicoli, 1989.
Le avventure di un capitano d'industria, Torino, Einaudi, 1991. ISBN 88-06-12792-6. Ripubblicato nel 2008. ISBN 978-88-06-19108-5.
La roulette del capitalismo, Torino, Einaudi, 1995. ISBN 88-06-13840-5.
La schiavitù dei moderni. Illuminismo e colonialismo: Raynal e Diderot, Roma, Edizioni associate, 1996. ISBN 88-267-0203-9.
La rivoluzione francese raccontata da Lucio Villari, Roma-Bari, Laterza, 1997; 2000. ISBN 88-420-5270-1.
Romanticismo e tempo dell'industria. Letteratura, libertà e macchine nell'Italia dell'Ottocento, Roma, Donzelli, 1999. ISBN 88-7989-460-9.
L'insonnia del '900, Torino, Paravia scriptorium, 2000; Milano, B. Mondadori, 2002; 2005. ISBN 88-395-6206-0.
Niccolò Machiavelli, Casale Monferrato, Piemme, 2000. ISBN 88-384-4425-0.
Il Risorgimento. Storia, documenti, testimonianze, a cura di, 8 voll., Roma, Gruppo editoriale L'Espresso, 2007.
Bella e perduta. L'Italia del Risorgimento, Roma-Bari, Laterza, 2009. ISBN 88-420-9102-2.
La guerra in Sicilia 1943. Storia fotografica, a cura di Ezio Costanzo, saggio introduttivo di Lucio Villari, Le Nove Muse Editrice, 2009. ISBN 978-88-87820-43-0.
Italiani. Storia e storie di un popolo dal 1861 ad oggi, con Corrado Augias, 12 DVD, Roma, La Repubblica-Espresso-ERI, 2010.
Notturno italiano, Roma-Bari, Laterza, 2011. ISBN 978-88-420-9752-5.
Machiavelli. Un italiano del Rinascimento, Milano, Mondadori, 2013. ISBN 978-88-04-62875-0.
America amara. Storie e miti a stelle e strisce, Roma, Salerno Editrice, 2013. ISBN 978-88-8402-878-5


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Sezione riservata ad autori stranieri
Philippe Simonnot
Il mercato di Dio, Ed. Fazi
Le proposte editoriali che affrontano il fenomeno religioso sono sempre più stereotipate, sia quelle realizzate da autori cattolici (i libri su padre Pio, per esempio, o le sedicenti ‘conversioni’ di personaggi mai allontanatisi dalla fede), sia che siano state elaborate in ambienti laici o anticlericali (su tutte le ‘definitive’ ricostruzioni della vita di Gesù). Anche in questo caso sembra che sia rigidamente applicata una sorta di regola aurea del mondo culturale: affidarsi ai soliti argomenti, in modo che editore e autore non corrano alcun rischio di prendere cantonate. Un pessimo segnale: se homo sapiens si fosse sempre comportato così, al giorno d’oggi non saprebbe probabilmente nemmeno conservare il fuoco.
Lo studio del rapporto tra economia e religione è uno di quegli sforzi che vengono regolarmente schivati come la peste: non esiste molta documentazione, non esiste nemmeno una diffusa competenza. Chi lo affronta lo fa a proprio rischio e pericolo: il tentativo intrapreso da Philippe Simonnot, giornalista economico e direttore dell’Observatoire des religions, è dunque da salutare con favore.
L’occhio che l’autore pone sulla fede è quello dell’economista che esamina il funzionamento (o per meglio dire il rendimento) delle organizzazioni religiose con gli stessi metodi con cui l’analista di borsa studia i bilanci societari. L’approccio in sé non è nuovo, quantomeno in ambito sociologico, ma a differenza della teoria del mercato religioso e della scelta razionale formulata da Stark e Finke qui non siamo in presenza di un tentativo apologetico di ribadire in modo nuovo la superiorità del cristianesimo, ritenuto capace di presentare un’offerta migliore sul mercato della fede (ritenuto contraddistinto da una domanda costante), quanto piuttosto a uno sforzo di comprendere quanto, al contrario, i meccanismi di funzionamento delle religioni dipendano da schemi economici.
Non a caso Simonnot comincia il libro citando Adam Smith, secondo cui il prezzo del prodotto è più elevato e la sua qualità minore se non c’è concorrenza religiosa: ogni monopolio, sia pure religioso, ha dunque bisogno dello Stato per conservarsi. L’affermazione può sembrare quasi un’ovvietà, tanto sono gli esempi che la suffragano, ma è indispensabile premetterla a ogni riflessione, perché la storia religiosa del mondo è in realtà caratterizzata da rarissimi periodi di concorrenza, da una domanda nient’affatto costante (e per di più calante in regime di ‘libero mercato’) e, invece, dall’universale istituzione di monopoli pubblici: «nella storia, ogni monopolio religioso si è appoggiato all’autorità pubblica, oppure se ne è appropriato». Constatazione coraggiosa, di questi tempi, anche se poi l’autore sembra considerare con un occhio diverso il decisivo sostegno costantiniano alla nascita del primo vero monopolio religioso, quella Chiesa cristiana che si impose a suon di decreti imperiali.
Come ogni impresa, scrive l’autore, anche ogni religione ha una tendenza più o meno spiccata alla monopolizzazione. Poiché l’efficacia della pratica religiosa non è né verificabile né falsificabile, le comunità di fede beneficia soprattutto dell’effetto di rete: «il valore che un consumatore attribuisce a un bene dipende dal numero di utenti di questo bene». E il monoteismo anche da questo punto di vista è, come la stessa etimologia evidenzia, la forma religiosa più attrezzata, specialmente quello proselitista che uniforma e centralizza la pratica religiosa: «a un dio unico deve essere dedicato un unico culto in un unico luogo».
La trattazione dei tre più noti monoteismi costituisce dunque la parte preponderante del saggio. Quello ebraico (che peraltro è fortemente debitore del mazdeismo) costituisce, a detta di Simonnot, una sorta di paradigma: nessun altro tempio dell’antichità ha raggiunto il livello di ricchezza di quello di Gerusalemme, «perché nessun altro era in condizione di monopolio al servizio di un unico dio», e dunque «si capisce che i monoteismi che riusciranno a entrare nel ‘mercato’ religioso saranno fortemente impressionati da questo business model, ma dovranno prima recuperare l’eredità di Abramo». Cosa che faranno senza problemi: per rendersi credibili sul mercato della fede si presenteranno, come ogni altra religione, facendo contemporaneamente ricorso all’antichità e alla novità del messaggio di ‘verità’: due errori argomentativi che, come ben sanno i maestri di retorica, hanno però un’efficacia senza pari.
Il cristianesimo, e in particolare la Chiesa cattolica, affineranno dunque il modello ebraico: la legislazione canonica introdurrà strumenti, quali il divieto di adozione, la durissima limitazione dei matrimoni tra lontani consanguinei e l’istituzione di orfanotrofi, che aggiungendosi alla fortissima incentivazione della castità andranno a ridurre fortemente i beni trasferiti da una generazione all’altra, favorendo il trasferimento di enormi risorse economiche alla Chiesa stessa: «una fecondità ricondotta al minimum minimorum moltiplicava la probabilità di coppie che muoiono senza eredi e allo stesso tempo la probabilità di donazioni o di lasciti alla Chiesa». Non solo: «essa poteva trovare una fonte apprezzabile di rendita monetizzando dispense alle proibizioni da lei stessa definite». In tal modo è stata forse messa a repentaglio la stessa sopravvivenza demografica del continente europeo, ma si è permesso al papato di essere per lungo tempo la maggiore potenza finanziaria del mondo.
L’economia dell’islam è trattata più brevemente: l’accento è posto soprattutto sulla ricerca delle ragioni della sua ascesa, di cui un po’ a sorpresa si mettono in discussione le diverse tappe della conquista araba, quasi che la costruzione di un passato idealizzato debba essere un prerequisito indispensabile per ogni religione che si rispetti. L’islam, privo di un’autorità centralizzatrice, troverà comunque nel califfato un punto unificante (Simonnot vede in Abd al-Malik il sovrano che, sul finire del VII secolo, darà all’islam la fisionomia attuale). Anche in questo caso una decima imposta ai fedeli, la zakat, sotto la veste di un’elemosina rituale consentirà la gestione di cospicue somme di denaro per fini religiosi.
L’autore, se da un lato esprime il suo apprezzamento per «il ruolo propriamente capitalista di tanti papi, vescovi, abati», capaci di investire i propri patrimoni «nel modo più razionale», dall’altro riconosce che le tre religioni svolgono un «ruolo predatorio», rappresentando un freno allo sviluppo economico. Discutibili appaiono i brevi accenni alla laicità, definita una «pseudoreligione» a disposizione dello stato per fare concorrenza alle religioni ‘vere’: in realtà è proprio la laicità ad assicurare la concorrenza tra le religioni, per quanto c’è molto da dubitare (statistiche alla mano) che tale concorrenza sia benefica per la religione in generale

In conclusione, un libro ‘scientifico’ che non piacerà agli anticlericali vecchio stampo, ma che può costituire un utilissimo strumento di lavoro per chi intende studiare criticamente il fenomeno religioso. Documentato ed erudito, è anche un originale contributo per la comprensione della genesi del monoteismo.
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Philippe Simonnot

Philippe Simonnot, né le 10 juillet 1941, est un économiste et journaliste français.
Docteur en sciences économiques à l'université de Paris X et de Versailles, il est l'auteur de nombreux ouvrages d'économie. Il publie épisodiquement des chroniques économiques dans la presse, notamment dans Le Monde et Le Figaro. En mars-avril 2007, il lance sur internet un « observatoire des religions » qui a pour objectif de faire entrer la religion dans une réflexion scientifique.

Journaliste économique spécialisé dans les questions pétrolières au Monde, il y publie en mars 1976 une note d'un haut fonctionnaire sur la fusion Elf Aquitaine. Ce document lui vaut quelques semaines plus tard d'être licencié, et il en tire des observations tant sur le fonctionnement du Monde et son directeur Jacques Fauvet que plus largement sur le métier de journaliste, dans un livre intitulé Le Monde et le pouvoir.
Philippe Simonnot dirige l'Observatoire économique de la Méditerranée ainsi que l'Atelier de l'économie contemporaine. Il s'intéresse notamment aux problèmes monétaires. Il dirige le Séminaire monétaire de l’Institut Turgot.
On trouve sous sa plume une critique appuyée de l'État. On a aussi de lui une défense récurrente des physiocrates.
Face aux crises récurrentes liées à la fin du système Bretton Woods et la mise en place des changes flottants, Philippe Simonnot prône le rétablissement de la convertibilité métallique du dollar, voire de l'euro, et souligne les avantages d'un nouvel « euro-or ». Pour lui, « notre système est malade de la monnaie. Cette dimension est en général complètement négligée dans l’explication de la crise »
Ouvrages
L'Avenir du système monétaire, Paris, Robert Laffont, 1972.
Clefs pour le pouvoir monétaire, Paris, Seghers, 1973.
Le Complot pétrolier: du rapport Schvartz à la dénationalisation d'ELF, Paris, 1976.
Le Monde et le pouvoir, préface de Michel Le Bris, Jean-Pierre Le Dantec, Jean-Paul Sartre, Paris, Les Presses d'aujourd'hui, 1977.
Les Nucléocrates, Grenoble, Presses universitaires de Grenoble, 1978.
Banquiers, votre argent nous intéresse, Paris, Grasset, 1979.
Mémoire adressé à Monsieur le Premier Ministre sur la guerre, l'économie et les autres passions humaines qu'il s'agit de gouverner, Paris, Le Seuil, 1981.
Le Grand Bluff économique des socialistes, Paris, Jean-Claude Lattès, 1982.
Le Sexe et l'économie ou la Monnaie des sentiments, Paris, J.-C Lattès, 1985.
Homo sportivus: sport, capitalisme et religion, Paris, Gallimard, 1988.
Le Secret de l'armistice: 1940, Paris, Plon, 1990.
Doll'art, Paris, Gallimard, 1990.
39 leçons d'économie contemporaine, Paris, Gallimard, 1998.
Mitterrand et les patrons, 1981-1986, avec Yvon Gattaz, Paris Fayard, 1999.
Juifs et Allemands: Pré Histoire d'un génocide, Paris, PUF, 1999.
Vingt et un siècles d'économie: en vingt et une dates-clés, Paris, Les Belles lettres, 2002.
Économie du droit, tome 1: L'Invention de l'État, Paris, Les Belles lettres, 2003.
L'Erreur économique: Comment économistes et politiques se trompent et nous trompent, Paris, Denoël, 2003.
Économie du droit, tome 2: Les Personnes et les choses, Paris, Les Belles lettres, 2004.
Les Papes, l'Église et l'argent : histoire économique du christianisme des origines à nos jours, Paris, Bayard, 2005.
Le marché de Dieu: L'économie des religions monothéistes, Paris, Denoël, 2008.
Enquête sur l’antisémitisme musulman. De ses origines à nos jours, Paris, Michalon, 2010.
Le Jour où la France sortira de l’Euro, Paris, Michalon, 2010.
Delenda America,Lyon, Éditions Baudelaire, 2011. Publication en ebook, Copenhague, ToucheNoire, 2011.
La Monnaie, histoire d’une imposture, cosigné avec Charles Le Lien, Paris, Perrin, 2012.
Chômeurs ou esclaves: Le dilemme français , Paris, Pierre-Guillaume de Roux Editions, 2013.
Non, l'Allemagne n'était pas coupable, Europolis, 2014
Le Rose et le brun - Quel a été le rôle des homosexuels dans la montée du nazisme au Pouvoir ?, Paris : Dualpha, 2015.

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Sezione riservata alle tematiche giovanili
Marco Rovelli
Servi. Il paese sommerso dai clandestini al lavoro, Ed. Feltrinelli
Dalle campagne siciliane e del foggiano, fino ai cantieri edilizi e agli ortomercati del Nord, da questo libro emerge una fotografia brutale del nostro paese. Marco Rovelli si è mischiato con i clandestini, bevendo insieme a loro il tè, e comunicando, facendosi raccontare le loro storie finora inascoltate: dal loro racconto emerge anche il volto crudele del nostro capitalismo, ritornato in alcune aree e comparti a forme ottocentesche di sfruttamento. Un’indagine narrativa necessaria.
Marco Rovelli

MARCO ROVELLI (Massa, 11 giugno 1969) è uno scrittore e musicista italiano. Insegna storia e filosofia nelle scuole secondarie.
BIOGRAFIA
Come scrittore, oltre che per il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, Rovelli è giunto alla notorietà nel 2006, con il libro Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Nel 2012 ha pubblicato Il contro in testa e il romanzo La parte del fuoco. Nel 2013, La meravigliosa vita di Jovica Jovic, scritto con Moni Ovadia. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Ha fatto parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli.
Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash (formazione musicale attiva nella seconda metà degli anni novanta sulla scena musicale toscana, che aveva pubblicato un unico cd autoprodotto, dal titolo GraviDanze Lievi), l'affermazione di Marco Rovelli come cantante è legata alla vicenda musicale dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio. Oltre che come cantante, la figura di Marco Rovelli si afferma all'interno del gruppo (che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana) anche come autore delle canzoni. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. Nel 2012 ha partecipato al Nuovo Canzoniere Italiano nell'occasione del suo cinquantesimo anniversario.
In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone. Insegna storia e filosofia nelle scuole superiori secondarie.
BIBLIOGRAFIA
 Corpo esposto, Memoranda, 2004.
Lager italiani, Bur, 2006.
Sacrifices, Stampa Alternativa, 2007; prefazione, cura e traduzione del testo di Georges Bataille.
[a cura di, con Giulio Milani] I persecutori, Transeuropa, 2007 (antologia di narratori).
Lavorare uccide, Bur, 2008.
Con il nome di mio figlio. Dialoghi con Haidi Giuliani, Transeuropa, 2009.
Servi, Feltrinelli, 2009.
L'inappartenenza, Transeuropa, 2009.
Il contro in testa, Laterza, 2012.
La parte del fuoco, Barbès, 2012.
La meravigliosa vita di Jovica Jovic, Feltrinelli, 2013 [con Moni Ovadia].
Eravamo come voi, Laterza, 2015.
Cirque de la solitude, Papero editore, 2016.
La guerriera dagli occhi verdi, Giunti, 2016.

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Menzione speciale 
Paolo De Cristofaro, Natalina Ferrante
Vissuti di Anoressia, Ed. Tracce






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